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Qual è lo stipendio di un arbitro di Serie A?
Fare l’arbitro di calcio, ultimamente, è diventato molto difficile, soprattutto nelle categorie inferiori. L’arbitro 24enne aggredito a Roma lo scorso novembre che ha rischiato la vita durante una partita di Promozione è solo l’ultima atto di violenza avvenuto nei confronti della categoria, i campi di periferia di molti regioni italiane hanno vissuto scene simili. Lo stesso Pierluigi Collina se ne lamentò qualche tempo fa. Leggi la notizia.
Qualche settimana fa il presidente dell’Aia (Associazione italiana arbitri), Marcello Nicchi ha parlato per la prima volta di poter adottare una sorta di “reddito di cittadinanza” per i direttori di gara, molti dei quali, pur essendo dilettanti, sono costretti a lasciare il lavoro. «Così quando finisce l’attività – ha spiegato Nicchi – si ritrovano senza nulla, ad una età avanzata. Non escludiamo di creare un fondo di solidarietà della durata di uno-due anni, per dare agli arbitri la possibilità in questo lasso di tempo di ricrearsi una vita, un lavoro». Martedì scorso, lo stesso Nicchi in audizione alla Commissione Cultura della Camera, che sta esaminando il disegno di legge collegato alla Finanziaria in materia di ordinamento e professioni sportive, ha avanzato la richiesta di riconoscere l’attività arbitrale come rapporto di lavoro sportivo.
Il guadagno medio di un arbitro
In ogni caso, rispondere alla domanda su quanto guadagnano gli arbitri in generale, non è cosa facile, dipende chiaramente dalla categoria, ma un arbitro deve affrontarle quasi tutte prima di arrivare ad essere un fischietto di Serie A.
La carriera di un arbitro dura fino ad un massimo di 45 anni a livello nazionale e fino a 37 anni a livello internazionale. Per ogni stagione vengono selezionati dall’Aia una ventina di “fischietti” per la Serie A (dove in genere ci sono sempre un paio di debuttanti) che operano nella veste di liberi professionisti con partita Iva: dei co.co.co dello sport insomma, a cui spetta un compenso fisso (giuridicamente annoverato tra i “diritti di immagine”) e una diaria legata all’impegno settimanale. In sintesi, un arbitro di prima fascia, un “internazionale” (ce ne sono più o meno una decina), può ricevere compensi ordinari per circa 200mila euro lordi.
Un arbitro che è al suo primo anno da fischietto internazionale può arrivare a percepire fino ad un massimo di 120mila euro (circa 70mila netti). Per quanto riguarda il torneo di Serie A, la parte fissa infatti va dai 30mila euro riconosciuti ai due famosi debuttanti in massima serie, ai 90mila euro assegnati ai più esperti, gli “internazionali” di cui.
Come funziona la diaria?
La diaria per una partita di Serie A invece è pari a 3800 euro lordi. Mediamente ogni arbitro scende in campo per 15/16 match di campionato a stagione. Fanno circa 60mila euro. Gli arbitri che non vengono impiegati per dirigere i match sono utilizzati all’ormai famoso Var.
In Serie A la diaria per chi è al Var, ed è dunque chiamato a valutare i replay e suggerire all’arbitro in campo eventuali errori “chiari ed evidenti” è pari a 1.500 euro a partita (750 per chi svolge il ruolo di assistente al Var). Ogni arbitro svolge il servizio al Var per altri 15/16 partite per un compenso medio che quindi si aggira sui 25mila euro.
Senza poi contare inoltre gli impegni in Coppa Italia. Qui si va dai mille euro riconosciuti agli arbitri “titolari” nei primi turni ai 1.500 per i quarti di finale, fino ai 2.500 per le semifinali e ai 3.800 per la finale (stesso importo per la Supercoppa italiana). Per un totale di 180mila euro per la sola attività nazionale.
Per quanto riguarda l’ambito internazionale, esistono dei tariffari per le competizioni europee, Champions League per cui si fattura fino a 5mila euro, Europa League e le Nazionali. Un fischietto di prima fascia può dirigere anche una decina di match, anche se la media si aggira intorno alle 4-5 partite con un compenso intorno ai 20mila euro.
I migliori della categoria vengono poi selezionati per i Mondiali, dove si percepisce un assegno ulteriore di 50mila dollari corrisposto per i raduni e la rassegna.
Quanto guadagna un guardalinee?
Molto meno guadagnano gli assistenti, i cosiddetti guardalinee, i quali fanno una carriera separata da quella degli arbitri. In Serie A questi percepiscono 1000 euro a match (con il quarto uomo che si ferma solo a 500 euro). Il fisso comunque per gli assistenti va dagli 8mila dei neopromossi ai 24mila degli internazionali.
Quanto costa del sistema arbitrale?
Nel 2017 per la FIGC, l’intero sistema arbitrale è costato 44 milioni, di cui circa 9 milioni per raduni e preparazione tecnica. La somma totale va a ricoprire rimborsi spese per tutti i campionati professionistici o dilettantistici: si parla di oltre 433mila partite ufficiali gestite da direttori di gara designati.
Gli arbitri tesserati in Italia sono 32mila (di cui 1600 sono donne), e al vertice della categoria giunge lo 0,1%. Una selezione durissima, scandita da enormi sacrifici personali e professionali, che ha portato alla già citata idea del Presidente AIA.
La Control Room a Coverciano
Il calcio italiano ha fatto da pioniere nell’uso del Var (Video Assistant Referee). La Lega si è così accollata dalla scorsa stagione i costi di questa novità, una tecnologia che costa circa 2 milioni annui. Tuttavia le polemiche non si sono placate e anzi quest’anno si discute molto sulle incongruenze nell’applicazione del Var, e dato che oggi la postazione Var è situata in ogni stadio, per evitare interpretazioni discordanti su episodi simili, ma soprattutto malesseri vari, dal prossimo campionato verrà creata una sala unica a Coverciano. Un ulteriore costo di cui i presidenti dovranno farsi carico.
Fonte: Il Sole 24 Ore