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La storia del ciclista belga

Un maestro col pallone tra i piedi e un fenomeno in bici. Il giovane ciclista belga Remco Evenepoel (22 anni) ha confermato la scorsa Vuelta de España, se ce ne fosse ancora bisogno, le sue enormi qualità di corridore. Fin dai suoi esordi nel ciclismo, Remco aveva sempre dichiarato di considerarsi un gran corridore da giro e che gli piaceva questo tipo di corsa, ma i brillanti risultati che stava ottenendo nelle prove di un giorno e nelle gare di cinque e sette giorni sembrava lontano dal successo in un appuntamento di tre settimane.

Un giudizio sul quale sono volate anche nubi oscure dopo essere stato abbandonato lo scorso anno al Giro d’Italia, nel suo primo grande giro ciclistico. Un ritiro che non lo toccò né a livello psicologico né sportivo, quello stesso anno vinse il Giro del Belgio e classiche come la Druivenkoers-Overijse e la Brussels Cycling Classic, ma sollevò qualche dubbio sulla sua prestazione in una big, senza dimenticare che probabilmente la sua squadra ha commesso un errore schierandolo nella corsa alla “Maglia Rosa’, in quanto era la prima gara a cui prendeva parte dopo il grave incidente subito a nella classica “Il Lombardia” l’anno precedente.

Dicono che l’uomo sia l’unico animale che inciampa due volte sulla stessa pietra, ma Evenepoel è di altra materia, nelle sue vene scorre sangue di ‘cannibale’ e non voleva sbagliare ancora, così si è preparato a fondo per arrivare nelle migliori condizioni possibili. Dopo aver corso il Giro belga a fine giugno 2021, in cui ha vinto la cronometro, si è preso qualche giorno di riposo. Poi è salito in macchina e si è diretto a Livigno, dove ha passato tre settimane ad allenarsi, “due sono state davvero dure, con più di 30 ore di allenamento”, tanto che “sono più magro che mai. Sono al minimo Rispetto alla Clásica de San Sebastián di tre anni fa – in cui stupì tutti con una vittoria spettacolare a soli 19 anni – sono un chilo e mezzo o due in meno. La settimana della Vuelta è la cosa più importante“.

È stato onesto anche quando ha affermato di non essere del tutto sicuro di poter ottenere un buon risultato in classifica generale. “Se riesco a vincere una o due tappe, posso già dire che la Vuelta è stata un successo. Questo è l’obiettivo principale“. Ma l’uomo di Aalst non solo ha vinto due tappe -la cronometro e una in montagna-, ma si è vestito da leader nella sesta tappa e non abbandonerà più la maglia rossa per i restanti 15 giorni. Più del previsto.

Nessuno dubita che Evenepoel sia un fenomeno ciclistico, ma all’inizio non era così chiaro. Remco, come altri ciclisti – Van Avermaet è diventato un portiere del Beveren, Axel Merckx ha giocato per l’Anderlecht, Roger Adrià nell’accademia dell’RCD Espanyol o ‘Juanpe’ López sognava di diventare un calciatore prima di diventare un ciclista – prima ha provato a fare il calciatore, fino a quando non ne è rimasto disincantato.

All’età di cinque anni ha iniziato a giocare per l’Anderlecht e ha fatto così bene che il PSV lo ha notato. Mano nella mano con suo padre, Patrick si è trasferito a Eindhoven, dove è venuto a suonare per tre anni. È diventato il capitano della squadra e ha giocato a centrocampista difensivo. La sua progressione calcistica non è stata premiata con i minuti che pensava di meritare ed è tornato nella sua amata Anderlecht, dove ha brillato ancora una volta, tanto da essere convocato dalla squadra belga. Ha giocato con le nazionali Sub15 e Sub16, ma ancora una volta si è ritrovato con meno minuti di quanto avrebbe voluto, per quanto sfoggiasse la fascia di capitano.

Un altro club belga, il Yellow Red Koninklijke Voetbalclub Mechelen gli ha offerto un contratto che lui ha accettato e con cui ha fatto anche la preparazione, ma non sentiva più quell’amore per il calcio o il pallone di anni fa, al punto che ha deciso di lasciarlo. “Mi era chiaro, volevo correre in bicicletta“, aiutato anche dal fatto che anche suo padre era stato un ciclista professionista.

E in meno di un anno è passato dal calciare un pallone alla corsa nelle file di Acrog-Pauwels Sauzen e i risultati non si sono fatti attendere. Dopo un primo anno in cui ha gareggiato solo per sei giorni – ma in cui aveva già vinto La Rroute des Géants e la Philippe Gilbert Juniors – ha stravinto il Mondiale Junior, proclamandosi campione del mondo su strada e a cronometro, avvalorando il buon risultati che aveva raggiunto nei mesi precedenti. L’anno successivo l’allora Deceuninck-Quick Step gli propone un contratto e da allora le sue partecipazioni si contano a iosa. La domanda non era chi avrebbe vinto, ma come e di quanto.

L’onnipotente Sky, oggi Ineos, ha bussato alla sua porta con una mega offerta che ha rifiutato per essere rimasto fedele ai suoi colori e alla squadra che gli ha aperto le porte del ciclismo – “i soldi non sono il motivo per cui mi dedico allo sport. Infatti quando ho iniziato volevo correre il mio primo anno gratis. I soldi non erano la mia priorità per diventare un professionista, altrimenti avrei accettato una proposta da un milione di euro“- e l’anno scorso ha rinnovato fino al 2026 con la Quick-Step , consolidando una società che sta disegnando un futuro ricco di successi.

 

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